• Luglio 5, 2019
di Giuseppe Pellicanò

#PiccoliComuni2019

Gestione associata. Confronto su modelli e strategie per rilanciare il processo dal basso

La fusione dei Comuni e la gestione associata delle funzioni ha animato il dibattito tra gli amministratori moderato dal giornalista del Corriere della Sera Giangiacomo Schiavi. La sfida è rispettare le esigenze dei piccoli centri favorendo assunzione di responsabilità ed efficienza dei servizi
Gestione associata. Confronto su modelli e strategie per rilanciare il processo dal basso

GORNATE OLONA – La gestione associata delle funzioni è stata al centro del dibattito che ha animato la sessione pomeridiana della XIX Assemblea dei piccoli Comuni in corso di svolgimento a Gornate Olona. Un tema molto sentito dagli amministratori locali anche alla luce dei diversi provvedimenti governativi degli ultimi anni che hanno cercato di ‘spingere’ alla fusione forzata degli enti di piccola dimensione.
“L’impostazione di una unione forzata calata dall’alto va assolutamente superata facendo peraltro parte di un’altra era storica”, ha sottolineato Matteo Bianchi, vice presidente Anci e delegato alle Aree interne. “L’approccio nuovo deve puntare sui principi di sussidiarietà dal basso, con il pieno coinvolgimento della dimensione locale” ha aggiunto Bianchi indicando come esempio la logica adottata dalla ‘Strategia nazionale per le aree interne’ che lascia ai Comuni la libertà di proporre interventi all’Agenzia nazionale. Un modello che ha l’indubbio vantaggio di “responsabilizzare la politica locale con un sistema di controllo da parte dei cittadini che favorisce l’efficacia e l’efficienza degli interventi”, ha spiegato il vice presidente Anci.
“La fusione di due enti risponde ad una logica corretta: pensare in grande per offrire migliori servizi ai cittadini”, ha rilevato da parte sua Mauro Guerra, sindaco di Tremezzina e Presidente Commissione Anci Finanza Locale. “Ma il percorso non deve essere obbligatorio, bensì incentivato come da tempo chiede l’Associazione. Del resto – ha aggiunto – ci sarà una ragione se in questi anni ogni esperimento dall’alto è stato fallimentare. Non si possono unire realtà soltanto tenendo conto dei numeri ed ignorando geografia e distanze”.
“Le procedure di unioni o fusioni di Comuni rappresentano certamente un beneficio effettivo per gli enti, ma è necessario ripartire con un livello istituzionale che faciliti le aggregazioni, senza imposizioni”, ha rilevato da parte sua Virginio Brivio, sindaco di Lecco e presidente di Anci Lombardia. A suo parere “bisogna facilitare per esempio l’interscambio di personale o la condivisione di progetti su area vasta non imposti e finanziati. Non da ultimo c’è la necessità di ridare un ruolo alle istituzioni intermedie come le province o le comunità montane che possono assumere l’importante ruolo di enti di raccordo”, ha concluso Brivio.
A parere del presidente Ifel Guido Castelli “è necessario invece riprendere il dibattito sull’autonomia locale per garantire l’erogazione di servizi ai cittadini. I piccoli Comuni – ha sottolineato – devono diventare parte integrante della politica pubblica italiana puntando i riflettori su tre temi: trovare ragioni per cui restare, ritornare e arrivare nei piccoli Comuni”.
Per Luca Della Godenza, sindaco di Castel Bolognese e vicepresidente Unione Romagna Faentina, le fusioni tra Comuni devono essere il risultato di un processo consapevole. “Basta giocare in difesa tanto per fare le cose, dobbiamo capire se veramente le unioni comunali possono avere un ruolo effettivo di cerniera tra le province e le città metropolitane”, ha rilevato.
Infine, l’appello di Dimitri Tasso, sindaco di Montiglio Monferrato e coordinatore Anci per le Gestioni Associate e Unioni di Comuni. “Gli amministratori locali sono sempre più spaventati dai vincoli burocratici e per questo motivo sono portati a fuggire dalle responsabilità verso le proprie comunità. Dobbiamo assolutamente confrontarci con il governo per capovolgere il peso della burocrazia – ha aggiunto Tasso – così da liberare energie utili per l’erogazione dei servizi: invertire la proporzione tra 70 e 30% di questi due impegni dei sindaci deve essere la nostra priorità”.