- Aprile 5, 2013
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Finanza locale – Quaderno Anci-Ifel, Tortorella: “Patto di stabilità blocca enti locali, servono riforme e debito più ‘produttivo'”
“Le regole relative al patto di stabilità e crescita europeo hanno rappresentato un cal...“Le regole relative al patto di stabilità e crescita europeo hanno rappresentato un calo degli investimenti per tutte le amministrazioni locali europee che pur tuttavia restano in grande misura i finanziatori primi degli investimenti – paese di natura locale. In Italia Patto ha rallentato gli investimenti locali ed in conseguenza la misura del decentramento degli investimenti”. Commenta così il direttore del Centro documentazione e studi dei Comuni, Walter Tortorella, alcuni dati del quaderno Anci-Ifel "La finanza locale in Europa dal patto di stabilità e crescita ad oggi", che analizza i principali indicatori finanziari di alcuni importanti paesi federali ed unitari dell’Unione monetaria europea.
Per Tortorella, però, nonostante i ‘freni’ da patto di stabilità, il nostro Paese “registra un livello di decentramento della spesa per investimenti superiore al dato medio europeo (71,3% rispetto al 65,2%), e secondo tra i paesi unitari solo alla Finlandia (72,7%)”.
“Nell’esperienza di numerosi paesi – spiega – i contesti territoriali più ambiti dagli investitori sono quelli che offrono servizi avanzati alle imprese, infrastrutture di buona qualità e basso costo d’uso. Per questo gli investimenti locali, che proprio le amministrazioni sul territorio sono tate e sono ad oggi in grado di indirizzare correttamente, sono la prima condizione di competitività per garantire un’offerta di qualità di servizi, infrastrutture e fattori della produzione alle imprese”.
Nel volume è centrale il perdurare della crisi dell’economia europea e nazionale. Il mondo politico italiano si interroga sulla possibilità di nuove manovre per far quadrare i conti. Ci sono altre vie d’uscita oltre a nuove tasse?
“Il grande problema delle economie europee – risponde Tortorella – è rappresentato dai debiti pubblici contratti dagli stati sia federali che unitari e il problema risiede nella produttività del debito generato”. Problema che non risparmia la Germania che dai dati risulta avere un debito in valore assoluto, nel 2011, di 2.087.998 milioni di euro “ben superiore rispetto ai valori generati dagli altri paesi federali ed anche rispetto a tutti gli unitari considerati, l’Italia ci si avvicina con 1.906.738 milioni di euro”.
Ma secondo lo studio il problema non sembra essere il debito in quanto tale ma il suo rapporto con il Pil. Su questo tema Tortorella ritiene che parte dei problemi di stati come Italia, Portogallo e Grecia deriva dal non rendere “massimamente produttivo” il proprio debito “attraverso politiche volte alla crescita strutturale che sappiano al meglio indirizzare le risorse per generare un plusvalore stabile negli anni”.
L’analisi dell’esponente Ifel si conclude con una considerazione sulle mancate riforme in Italia, prima fra tutte il federalismo. “Il deficit dei paesi federali – argomenta – è tendenzialmente più contenuto rispetto ai paesi unitari, soprattutto se si guarda alle amministrazioni locali. E’ soprattutto il profilo fiscale del federalismo che può fare la differenza nella crescita economica, purché la costruzione dei meccanismi del decentramento sia attenta alle esigenze di ripresa e sviluppo locale. Un sistema tributario decentrato, la fiscalità di vantaggio e i fabbisogni standard – conclude Tortorella – sono elementi necessari per il raggiungimento di questo obiettivo”. (ef)