• Febbraio 14, 2022
di Giuseppe Pellicanò

Decreto Sostegni ter

Canelli: “Da decreto risorse insufficienti, costo bolletta ci mette di fronte a scelte dolorose”

Il delegato alla Finanza locale in audizione davanti la commissione Finanze del Senato. “Avevamo richiesto 1,5 miliardi di euro e alla fine sono arrivati solo 100 milioni di euro per l'imposta di soggiorno. Ci sono ancora tanti Comuni che hanno la necessità di affrontare le minori entrate e le maggiori spese anche per il 2022”
Canelli: “Da decreto risorse insufficienti, costo bolletta ci mette di fronte a scelte dolorose”

“Il perdurare dell’emergenza epidemiologica ci pone di fronte a criticità anche nel 2022, aggravate da un contesto di rialzo delle materie prime e dei costi energetici e di rinegoziazione dei contratti pubblici. Chiediamo al governo di dare continuità agli stanziamenti che hanno caratterizzato il 2020 e il 2021, ma soprattutto una forte attenzione rispetto al peso del caro bolletta sui bilanci comunali. Se consideriamo che avevamo stimato e richiesto una cifra di 1,5 miliardi di euro e alla fine il decreto ci riconosce solo 100 milioni di euro per l’imposta di soggiorno si comprende bene il forte gap tra le nostre esigenze e quanto stanziato”. Lo ha sottolineato Alessandro Canelli, delegato alla Finanza locale, presidente Ifel e sindaco di Novara, intervenuto davanti la Commissione Finanze del Senato dove è in via di conversione il decreto-legge 27 gennaio 2022, n.4, noto come Decreto Sostegni ter. (vedi documento audizione)
Secondo Canelli sono almeno quattro gli aspetti su cui si può modificare il provvedimento in esame al Senato. “Per prima cosa bisogna considerare che ci sono ancora tanti Comuni che hanno ancora la necessità di affrontare le minori entrate e le maggiori spese anche per il 2022. Sulla base delle nostre stime – ha spiegato – lo stanziamento opportuno sarebbe 500 milioni di euro per i Comuni e 70 milioni di euro per le Città metropolitane”.
Va poi considerato anche il perdurare del minore afflusso turistico, per il quale “come Anci avevamo chiesto uno stanziamento di 200 milioni di euro per il 2022, mentre ci è stata riconosciuta solo la metà: è un punto di partenza importante ma non certo sufficiente”. Vi è poi la questione delle perdite delle società partecipate dei Comuni che impattano alla fine sui bilanci degli enti: “su questo punto – ha ricordato – avevamo chiesto uno stanziamento di ulteriori 200 milioni di euro”.
Canelli ha soprattutto posto l’accento sul nodo centrale dell’aumento dei costi energetici per il comparto dei Comuni. “In epoca pre-Covid – ha evidenziato – i costi si attestavano tra 1,6-1,8 miliardi, abbiamo valutato un aumento 30-35% e stimato di avere bisogno di una copertura finanziaria di almeno 550 milioni di euro. Invece, nel dl Sostegni ter il problema si affronta solo parzialmente con una norma che riguarda solo una parte degli oneri accessori delle bollette elettriche gravanti su impianti di dimensione medio-grande (oltre i 16,5 Kw) e sull’illuminazione pubblica. Si tratta di un intervento deficitario che non consentirà’ di affrontare il problema in maniera efficace”, ha ribadito il sindaco di Novara. “Non vorremmo alla fine dover scegliere tra aumentare le imposte comunali oppure ridurre la qualità dei servizi ai cittadini che ne pagherebbero comunque il prezzo”.
Tuttavia, accanto a questi temi centrali secondo Anci vi sono altre misure su cui intervenire per ridare ossigeno finanziario al comparto dei Comuni. “Innanzitutto sul Fondo Crediti Dubbia Esigibilità si potrebbero riportare le percentuali di accantonamento obbligatorie al 95% per la generalità degli Enti locali e al 90% per gli enti in regola con i pagamenti dei debiti commerciali”. Inoltre, va previsto un robusto intervento di sostegno agli equilibri correnti delle Città metropolitane, fortemente investite dai programmi del PNRR. Per Anci sarebbe necessaria un’ulteriore assegnazione per le Città metropolitane pari a 75 mln. nel 2022 e 150 mln. dal 2023.
Altro tema indicato da Canelli quello dei disavanzi strutturali degli Enti locali, alla luce soprattutto della mancata neutralizzazione degli effetti della sentenza della Consulta n.80/2021. “La richiesta ANCI di 600 mln. di euro si limita a evitare aggravi nei disavanzi dei Comuni coinvolti”, ha affermato. Infine, l’esigenza di una revisione più sistematica dei fattori di squilibrio che aggravano la condizione anche di enti non ‘formalmente’ in crisi. “Il primo intervento deve riguardare la ristrutturazione del debito degli enti locali, già previsto dalla legge ma tuttora incomprensibilmente bloccato”, ha concluso.