- Aprile 22, 2022
Accadde in città
113° Montanelli. Spinelli (sind. Fucecchio) e Malvolti (Fond.): “Penna che ha raccontato la storia”
Il sindaco ricorda una celebre espressione del giornalista: “Combattete per quello in cui credete. Perderete, come le ho perse io, tutte le battaglie. Ma sola una potrete vincerne: quella che s’ingaggia ogni mattina, davanti allo specchio”. Malvolti: "Aveva un profondo legame a Fucecchio, dove trascorse giorni felici dell’infanzia e della giovinezza". Guarda il video“Indro Montanelli, uno tra i più grandi giornalisti italiani del Novecento, ma anche una figura storica dibattuta”. Parole di Alessio Spinelli, sindaco di Fucecchio, città natale (22 aprile 1909) di un Principe indiscusso della carta stampata.
“Particolare già nel nome, Indro Alessandro Raffaello Schizògene, come creatore di divisione e seminatore di zizzania, scelto dal padre Sestilio a dispetto della moglie che aveva fatto nascere il neonato nel paese alto, insù, come ritorsione nei confronti della famiglia Montanelli che abitava la parte bassa fucecchiese, ingiù – precisa il primo cittadino -.
Uno stile schietto e diretto di scrivere e raccontare in modo stringato ed incisivo tipico dell’influsso toscano, un giornalista talvolta scomodo, ma grande testimone degli eventi storici del Paese. Celebre tra tutte, la foto che lo ritrae seduto su una pila di giornali chino sui tasti della Lettera 22, la sua storica macchina da scrivere.
“Famoso il monito rivolto ai giovani – spiega il sindaco Spinelli – “Combattete per quello in cui credete. Perderete, come le ho perse io, tutte le battaglie. Ma sola una potrete vincerne: quella che s’ingaggia ogni mattina, davanti allo specchio”.
Alberto Malvolti, Presidente della Fondazione Montanelli ricorda il suo “carattere polemico, animato da uno spirito libero e indipendente, sempre rivendicato nella professione di giornalista”. Era il 1999 quando volle festeggiare il novantesimo compleanno nella sua città natale, tra i concittadini, in presenza di ospiti illustri, come Gianni Agnelli, e dei direttori delle maggiori testate giornalistiche nazionali.
“Il successo lo doveva a Milano che lo aveva accolto – precisa – e un profondo legame a Fucecchio, dove trascorse giorni felici dell’infanzia e della giovinezza, nella campagna e tra i boschi nelle fredde albe invernali”. E Malvolti continua: “in un sogno spesso ricorrente vedeva la sua immagine di uomo trasandato e malridotto che, tra successo, fama e soddisfazioni, non poteva tornare nella Villa Bassi Le Vedute, dove giocava da bambino. Quindi ora vattene, lo ammoniva il sogno, non puoi più entrare”. Fu per “saldare quel debito che decise di costituire la Fondazione, per commemorare il padre Sestilio e l’allora sindaco di Fucecchio Emilio Bassi, proprietario di quella Villa, il suo giardino dei ciliegi”.