• Giugno 17, 2020
di Giuseppe Pellicanò

Piccoli Comuni

Bianco: “Pronti a sostenere tutti gli amministratori per trasformare idee in progetti di sviluppo”

Il presidente del Consiglio nazionale alla presentazione del Rapporto ‘Piccoli Comuni e Cammini d’Italia’, realizzato da Symbola in collaborazione con Ifel: “Necessari risorse e servizi per il loro rilancio”. Castelli (Ifel): “I Piccoli Comuni vanno percepiti come pezzi centrali della Repubblica”
Bianco: “Pronti a sostenere tutti gli amministratori per trasformare idee in progetti di sviluppo”

“L’Anci darà il suo massimo supporto a tutti i piccoli Comuni che vorranno usufruire delle risorse europee che arriveranno a seguito della crisi del Coronavirus. Siamo pronti a mettere a disposizione i nostri tecnici per aiutarli ad intercettare quelle risorse, così come saremo vicini a tutti i piccoli centri che vorranno trasformare le idee di un turismo sostenibile in progetti concreti per il rilancio di tutto il Paese, da Nord a Sud”. Lo ha sottolineato il presidente del Consiglio nazionale Anci Enzo Bianco partecipando alla presentazione in streaming del Rapporto ‘Piccoli Comuni e Cammini d’Italia’, realizzato da Symbola in collaborazione con la Fondazione Ifel. La ricerca è un viaggio composto da 44 itinerari in 15.400 km che si snoda lungo tutta la Penisola e le isole, attraversa 1.435 Comuni, di cui 944 piccoli (66% di quelli interessati dalla rete degli itinerari), e incontra oltre 2mila beni culturali e 179 produzioni DOP/IGP, l’86,6% di queste ultime nei piccoli Comuni.
“Come associazione abbiamo puntato da anni sul ruolo essenziale dei piccoli centri per il futuro del nostro Paese”, ha aggiunto Bianco. “Per questo, un anno fa, abbiamo presentato al Comitato delle Regioni e poi al Parlamento Ue la proposta di raddoppiare, dal 5% al 10%, le risorse comunitarie da spendere nei centri marginali”. Maggiori risorse quindi, ma anche un rafforzamento dei servizi essenziali che devono essere adeguati e omogenei. “Dobbiamo puntare sulla scuola e sulla sanità, ma anche sui servizi digitali superando le barriere tra i territori, perché da questo punto di vista, abbiamo ancora due Italie”, ha ricordato il presidente del Cn Anci.
In ogni caso la scelta di puntare sui territori e sulle loro specificità è imprescindibile. “Nella zona dell’Etna, la riscoperta di un vitigno autoctono, il nerello mascalese, ha portato ad una straordinaria valorizzazione del versante Nord del vulcano, con la ripresa di attività agricole prima abbandonate. Tutto questo ha avuto importanti ricadute turistiche, con la riscoperta di tanti centri ingiustamente dimenticati, come la città di Randazzo”, ha evidenziato Bianco.
L’idea di fondo della ricerca sui ‘Piccoli Comuni e Cammini d’Italia’ è “che con la pandemia sono cambiate le forme di fruizione turistica. Dobbiamo puntare sui Piccoli Comuni e sulle loro specificità che rappresentano il vero patrimonio del nostro Paese, incrociando il tutto con le nuove tecnologie”, ha sottolineato da parte sua il presidente di Symbola Ermete Realacci. “Prima della crisi esistevano già i cammini, adesso ci sono i camminatori, i nuovi turisti che saranno i veri fruitori della ricerca che vuole essere un primo elenco ed una lettura trasversale e riassuntiva di esempi di un turismo sostenibile che si tramuta in spinta alla crescita”.
“La crisi di questi mesi ha fatto venire al pettine una serie di nodi, ad iniziare dall’eterna questione dei piccoli Comuni e delle aree marginali, su cui si è sviluppata una rivalutazione complessiva del loro ruolo di volano per la ripresa economica”, ha evidenziato Guido Castelli, presidente della Fondazione Ifel che ha partecipato alla realizzazione della ricerca.
“La ripresa del nostro Paese non può che partire dai Comuni che sono radici e sensori della Repubblica, e in particolare dai piccoli centri dove in questi mesi si sono registrati episodi importanti di civismo che hanno dato il senso delle nostre comunità”, ha aggiunto. In questo quadro per il presidente di Ifel, il turismo può avere un ruolo determinante per la sfida che ci aspetta, ma ad una sola condizione: i piccoli Comuni non devono essere percepiti come semplici elementi di biodiversità, ma devono essere valorizzati come pezzi centrali della Repubblica, in nome del principio costituzionale di adeguatezza e differenziazione”.